Se consumato in eccesso, l'olio di palma aumenta il rischio cardiovascolare. Ma è la qualità complessiva della dieta a fare la differenza!
L'olio di palma è un ingrediente di origine vegetale che compare in tantissimi prodotti da forno a partire da quelli per la colazione, nelle creme spalmabili, nei brodi, nelle zuppe e in alcuni piatti pronti.
Perché è presente in tantissimi prodotti alimentari?
L'olio di palma è molto diffuso perché: è economico, stabile anche a temperature molto basse/alte, non altera il sapore, permette una buona conservazione e consistenza dei cibi.
Ma l'olio di palma è ricco di acidi grassi saturi, il cui consumo eccessivo è correlato a un aumento del rischio cardiovascolare. Ovviamente non è più dannoso degli altri grassi saturi (lardo, burro, olio di merluzzo, parmigiano a pasta dura, salsiccia di suino).
Si studiano anche i contaminanti derivati dalla lavorazione dell'olio di palma, come 3-Mcpd. Di recente l'EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha rivisto la nocività di 3-Mcpd e ha raddoppiato la dose giornaliera tollerabile, raccomandando cautele nell'assunzione.
Piuttosto che puntare il dito contro un ingrediente, converrebbe ragionare sulla qualità complessiva della dieta. Le linee guida consigliano un consumo quotidiano di grassi saturi non superiore al 10% rispetto all'introito energetico complessivo.
Con cosa può essere sostituito l'olio di palma?
Conviene incrementare il consumo di olio d'oliva, noci, semi e pesce, ingredienti ricchi di acidi grassi insaturi, che a differenza di quelli saturi non sono dannosi per l'organismo.
La battaglia contro l'olio di palma
La recente battaglia condotta contro l'olio di palma non è dovuta esclusivamente ai danni che può provocare all'organismo, ma anche al fatto che a livello ambientale vi sono dubbi sulla sua sostenibilità!
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